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marzo 16, 2012

Tangentopoli confronto, vent'anni dopo, tra uno dei pm di Mani Pulite e l'imputato ora consulente della Cgil.

Confronto, vent'anni dopo, tra uno dei pm di Mani Pulite e l'imputato (allora manager Montedison), uno dei pochi che si è fatto la galera e adesso è consulente (a un euro all'anno) della Cgil.

Per guardare al futuro e capire che, allora, la politica doveva mantenere partiti portatori di interessi veri e che le tangenti erano il punto di mediazione con le imprese. "Oggi siamo alla pura criminalità economica. E il cittadino si sente indifeso".

"Ah, ho capito, volete giocare a guardia e ladri", dice Sergio Cusani, indimenticabile imputato unico del "padre di tutti i processi" di Tangentopoli. Parlò poco, ma la diretta tv dedicata al suo processo, con la carrellata di leader di partito a libro paga (Lega Nord compresa) e con le testimonianze di mazzette, polverizzò ogni record d'ascolto, e dette una spallata definitiva alla Prima Repubblica. "Accetto l'incontro solo se guardiamo un bel po' al futuro, altrimenti so che perdiamo tempo, e perde tempo anche il lettore", premette il procuratore aggiunto Francesco Greco. E' l'unico dell'"antico" pool Mani Pulite ancora in servizio permanente effettivo, l'"Highlander" superstite al quarto piano della procura.

 L'appuntamento è all'ora di colazione in un ristorante dietro il palazzo di giustizia. Di vista ci si conosce in tanti, a un tavolo poco lontano siede il giudice Tarantola, proprio quello che condannò Cusani. Poi spuntano avvocati, carabinieri, magistrati, giornalisti. Una signora riconosce Cusani e spiega alle amiche: "Eh, già, sono vent'anni da Mani pulite, era il 17 febbraio del '92 quando arrestarono Mario Chiesa. Da allora non è cambiato niente, "come prima, più di prima, ruberò"". Un collega saluta: "Vent'anni dopo, cavolo, ci pensi?, è cambiato tutto. Allora c'erano i politici, ora ci sono professori e banchieri".

I giornali non si fermarono e fu il panico. Insomma, è cambiato tutto o non è cambiato niente? Che cosa si può dire di vero vent'anni dopo Tangentopoli? "Se vogliamo capire, dovremmo fare una specie di "punto nave"", riassume Cusani, e Greco approva. I due hanno un rapporto curioso, in parte sono reduci, in parte sono proiettati al futuro: una sorta di esigenza di "fare qualche cosa" li accomuna. E Cusani - va detto - non si è riciclato: dopo il carcere (su più di 1.400 condannati, uno dei pochi a scontarlo) s'è esfiltrato da tutto, fa il consulente della Fiom e della Cgil, per un euro all'anno, sempre affaccendato tra Milano e dintorni.

Dunque, signori, dove siamo? Un primo sguardo al passato rivela un aspetto inedito anche per chi scrive: "No, l'arresto di Mario Chiesa dentro la Baggina, che molti ritengono il punto di rottura, non fece scattare un particolare allarme rosso nella politica e nelle imprese, figuriamoci. In quegli anni i politici si sentivano così potenti che ognuno pensava che ci fosse un burattinaio dell'inchiesta, un psi, un dc, all'inizio non si creò panico. E la magistratura era considerata consonante con il potere politico", diciamo pure controllabile.

E allora, Cusani, quando capiste che poteva cadervi sulla testa la valanga di arresti e indagini che poi ci furono? "Quando i giornali non si fermarono. Nessuno ne fu capace". Vent'anni fa, in effetti, noi di Repubblica - le raccolte dei giornali sono là, a testimoniarlo - demmo per primi moltissimo spazio al pool Mani pulite e agli interrogatori, chiamammo quello che accadeva Tangentopoli e il nome dilagò. Il primo arrestato era socialista, e cioè del partito di Bettino Craxi, che Eugenio Scalfari, il direttore, aveva ribattezzato Ghino di Tacco, come il bandito che chiede il pizzo a ogni passaggio, metafora del funzionamento italiano del sistema delle tangenti, comune a tutti i partiti governativi. Dopo un po', l'ondata giornalistica divenne uno tsunami, "anche perché irruppe sulla scena della comunicazione la televisione, con le sue dirette a ritmo incessante", ricorda Cusani. E Bettino Craxi non ebbe allora il trattamento di favore del "giornalismo salvaguai" (copyright Clemente Mimun) di cui disporrà poi Silvio Berlusconi.

Segretari politici e amministrativi. Cusani aggiunge anche un'altra sfumatura inedita dell'epoca: "Mentre i segretari politici si facevano la guerra, senza esclusione di colpi, i segretari amministrativi si sentivano in continuazione, dovendo trovare tutti la soluzione al medesimo problema, mantenere gli enormi apparati territoriali dei partiti", e fare i conti delle mazzette. "Perciò si erano passati un'idea: "Prendiamo dall'elenco degli iscritti, che non sanno nulla, 500 nomi ogni mese, e fingiamo che ciascuno faccia una donazione sotto i 5 milioni di lire, non dichiarabili. In questo modo trasformiamo le somme in nero in finanziamenti ufficiali", e così andò, praticamente una lavanderia legale", e sicuramente bancaria.

Man mano che emergeva la verità, man mano che crescevano gli spazi alle cronache degli arresti per mazzette, l'opinione pubblica si schierò subito contro i politici. "A volte - spiega Greco - esistono delle alchimie impreviste. Se Antonio Di Pietro riusciva a fare interrogatori impensabili, e mi ricordo la sua domanda, "Ma in punta di diritto, i soldi li hai presi o non li hai presi?", tutto il nostro gruppo, il pool, interagiva.

Colombo, con il suo passato nelle indagini sui fondi neri e la P2, Davigo, che aveva affondato il crimine organizzato, io che mi ero sempre occupato di criminalità politico-finanziaria, con Icomec, Lombardfin, metropolitana milanese. Eravamo liberi e ci misero insieme e, come coordinatore, avevamo D'Ambrosio, anziano, esperto, e rimasto uno "di battaglia". E Borrelli, procuratore capo, grandissimo magistrato, raffinata testa pensante, a farci da chioccia. A volte, ci dicevamo, è incredibile, non resiste nessuno. E se subivamo un attacco politico, l'opinione pubblica, finalmente informata dei fatti, ci dava sostegno...".
Alcuni odiatori di Mani pulite hanno la paranoia dei complotti, ma Tangentopoli è una storia ben più complessa delle loro ossessioni, persino l'"Avanti!", il quotidiano socialista dava le notizie, l'Italia ne aveva fame, e quando scoprì il "sistema delle tangenti", ne fece indigestione.

"Oggi si ruba per sé". Gli occhi chiari del magistrato Greco, al paragone con quello che accade oggi, si rannuvolano: "Oggi, quando arrestiamo qualcuno, per esempio un dirigente dell'Enel che s'era preso 20 milioni, scopriamo che si tiene i soldi tutti per sé. Allora, quando scoprivamo un episodio di corruzione in un'azienda pubblica, emergevano flussi di denaro in direzione di tutti i partiti". "Perché - ripete Cusani - allora bisognava sostenere sezioni, correnti, dibattiti, congressi, campagne elettorali, oggi è diverso". Il procuratore aggiunto è d'accordo: "Sì, se pure qualche somma di denaro oggi finisce al politico, resta al politico, fine. Questo è un grande cambiamento criminale che racconta però il grande cambiamento della nostra politica. La tangente, ai tempi di Mani pulite e anche prima, era il punto d'incontro. Era la sintesi, sbagliata finché si vuole, e infatti perseguita penalmente, tra la politica e l'imprenditoria. Cioè tra due soggetti diversi... I partiti avevano allora un ruolo di mediazione tra tutti gli interessi del Paese, quello dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese, delle chiese e via dicendo".

"La storia di Tangentopoli infatti non può essere letta come un unico filo, ma è un grande ordito. Mi spiego meglio. Oggi - dice Cusani - si parla molto di "Alta velocità" nelle ferrovie, bene, il programma degli appalti comincia prima del '92, ma in che modo? Se c'erano cento imprese a spartirsi i lavori, in quell'occasione non si volle avere a che fare con troppi interlocutori. Venne deciso dall'alto che le società capofila degli appalti dovessero essere solo tre. C'erano Fiat, l'Eni, Iri, ma tagliano fuori la Ferruzzi Montedison di Raul Gardini, il secondo gruppo privato italiano. E così intervengo con i partiti, per farci rientrare in quello che sarebbe stato il grande "appalto-Paese"".

Le intermediazioni lasciano tracce, così come i pagamenti estero su estero, "e infatti - puntualizza il procuratore aggiunto - quasi nessuno parla di quanto siamo grati alla Svizzera, con Carla Del Ponte. Attraverso le rogatorie, ci davano velocemente gli estratti-conto, sapevamo chi aveva dato e preso denari e bonifici". Lasciano tracce anche i gigantismi dei congressi dei partiti di governo ("Lei ha l'onore di contribuire alla campagna del nostro partito", si sentivano dire gli imprenditori che pagavano in nero), così come i disinvolti comportamenti personali: i puff con i lingotti d'oro, il politico che mantiene un voto mandando un imprenditore a dare a un santuario una "elemosina che non si può rifiutare". Migliaia furono gli interrogatori, fatti e reati sono stranoti, ma il "punto nave" della lettura del Paese attraverso Tangentopoli che cosa dice oggi?

Le cricche e i tecnocrati. "I partiti, screditati, perdono immagine e funzione, e gli imprenditori, con Berlusconi, entrano direttamente nella politica. Non portano più diritti e doveri dei cittadini, ma portano interessi. Interessi privati e collettivi. E comincia anche la politica dell'annuncio", dice Cusani. "E io dalla mia scrivania - continua Greco - non vedo più correre le mazzette tra imprenditori e politici, ma mi accorgo che alla crisi della politica corrisponde l'aumento vertiginoso della criminalità economica, con frodi, aggiotaggi, il "finto magazzino", il riciclaggio. C'è un nuovo gangsterismo economico che prospera anche senza partiti. Vedo le grandi imprese che attraverso quella che chiamano ottimizzazione fiscale sottraggono soldi al fisco, alle casse dello Stato, e ridistribuiscono gli utili ai loro top manager, pagando un'aliquota prima del 12,5per cento e ora del 23 per cento, quando sugli stipendi normali il prelievo è del 43 per cento.

E magari questi bonus glieli pagano in parte anche alle isole Cayman o in qualche paradiso fiscale. Una volta, diciamo quando c'era Tangentopoli, il grande capo di una banca guadagnava cinquanta volte di più dell'usciere, ora, in questo nuovo sistema degli imprenditori entrati in politica, guadagna 250 volte, se non di più, tra superstipendio e superliquidazione".

Il cittadino comune ci rimette sempre, le cricche spadroneggiano, i favori reciproci (notti e massaggi con escort compresi), sono il sistema "gelatinoso" vigente. Ma chissà, domandiamo, è attraverso il fisco, attraverso la trasparenza delle dichiarazioni dei redditi, che potrà essere finalmente debellato il sistema basato sulle tangenti, che emergerà il paese "in nero"? Sia Greco, sia Cusani, sono meno ottimisti: "La società italiana è ormai americanizzata, i partiti coincidono con i loro portavoce, Di Pietro, Casini, sino a ieri Berlusconi, o Fini, e si sono svuotati, mentre le lobby prendono il potere. Mai - puntualizza Cusani - si era mai visto, prima di oggi, un grande banchiere tradizionale come ministro economico, o no?". "Se le corporazioni si sono fatte Stato, se tassisti, notai, farmacisti e altri si ribellano, chi è rimasto a proteggere diritti e doveri?", domanda retorico Greco. "Si parla tanto dell'articolo 18, ma non mi pare che sia quello della licenziabilità il primo problema.

Noi magistrati da anni chiediamo che, per il bene del Paese e del cittadino, la vicenda di Tangentopoli servisse a inquadrare meglio lo spessore dei reati, per punire il falso in bilancio, per comprendere la pericolosità delle frodi finanziarie, per tutelare il risparmiatore che ha avuto fiducia di imprenditori e banche. Nel frattempo, la corruzione è stata superata dal traffico di influenze, dal pubblico ufficiale che approfitta della propria funzione e del proprio ruolo. In America danno anche trent'anni di carcere, qui da noi nessun governo osa affrontare la questione. Solo che queste disuguaglianze sociali, in così forte aumento, mi ricordano un po' il clima che c'era negli anni Novanta. C'è gente che rivuole la legalità, difende il diritto di vivere dignitosamente, onestamente".

Si fischia, si manifesta, la disoccupazione fa paura, lo stipendio sicuro che dà il posto fisso pure è un fantasma, "E in Grecia - dice Cusani - la gente campa usando come moneta di scambio l'assegno post-datato, anche dal fruttivendolo. Ci dev'essere una massa monetaria fantasmatica da far spavento". Il "punto nave" dei due sembra dirci che vent'anni dopo Tangentopoli, e dopo le bugie di Berlusconi sullo "state tranquilli, la crisi non esiste", siamo ancora in mare aperto: questo, in fondo, un po' lo sapevamo. Però Greco e Cusani, testimoni del crollo della prima Repubblica, nell'orizzonte confuso cercano a sorpresa una stella. Quella della Politica, e chissà se spunterà.
 
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